IN RICORDO DEL 60° REGGIMENTO FANTERIA

Il 60 Reggimento Fanteria fu costituito il 16 aprile 1861. Fu per circa 20 anni di stanza a Viterbo.

Nel marzo del 1912 partì per la Libia. Sbarcò nella penisola Bucamez, presso i confini della Tunisia, per tagliare le carovane

tra i tunisini e gli arabi. Con grande valore combattè a Macabez, a Lago Obrega e Sidi Said. Faceva parte della spedizione Garioni.

Fu allora comandato dal colonnello Cavaciocchi e poi dal colonello Giberti. Occupò il lungo tratto di costa tra i confini della Tunisia

e Zuara ed approfondì notevolmente la conquista verso l'interno. Riguardo alla grande guerra non è sempre possibile

scindere l'azione del 60 Fanteria da quella del 59: i due reggimenti formavano la "BRIGATA CALABRIA".                          

Questa brigata partì da Roma il 15 maggio del 1915: il 25 si trovava nella zona di Agordo. Il 2 agosto il secondo battaglione
 
del 60 conquistava il cosiddetto "Panettone" del Col di Lana; è poi costretto a rilasciare la posizione. La brigata combattè
 
eroicamente dal 18 ottobre al 2 novembre per la conquista del Col di Lana. Il 7 novembre il 60 riesce a conquistarne
 
la cima, ma nella notte viene ricacciato. Il 20 e 21 aprile 1916, dopo lo scoppio della mina che fece saltare la cima del Col di Lana,
 
il 60 Fanteria continuava l'azione iniziata dal 59. Il 20 luglio, avendo avuto nuovi obiettivi, la brigata irrompe nelle posizioni
 
nemiche di Cima Strada, catturando circa 200 prigionieri.

 

La brigata perde in queste operazioni oltre 1000 uomini tra i quali 45 ufficiali.

Nel mese di agosto 1916 la brigata subisce altre ingenti perdite: 650 uomini fuori combattimento dei quali 14 ufficiali.

Nel novembre 1917 il primo e secondo battaglione del 60 arginarono magnificamente il nemico sulla linea

Osteria Monfenera - Monte Tomba. Nella giornata del 22 novembre vengono posti fuori combattimento

650 uomini dei quali 41 ufficiali. Nel giugno 1918 il 60, dopo strenua difesa cede la prima linea (regione Monte Grappa)

ma resiste indomito sulle posizioni di seconda linea. In questa fase la brigata soffre gravi perdite: 5 ufficiali e 66 soldati morti,

12 ufficiali e 220 soldati feriti, 48 ufficiali e 2227 soldati fra prigionieri e dispersi.

Il 2 luglio la brigata riconquista tutte le posizioni perdute.

 

Il 10 settembre il 60 conquista un importante elemento di trincea detto Fortino Regina (Monte Asolone).

Nella imminenza della battaglia di Vittorio Veneto la brigata concorre ad un attacco tentato dalla brigata Bari sull'Asolone.

Il 29 ottobre 1918 combattendo a Col della Berretta la brigata subisce sensibili perdite: 830 uomini dei quali 20 ufficiali.

Le bandiere del 59 e del 60 sono fregiate con medaglia d'argento con bellissima motivazione. Il 60 fu citato sul bollettino

di guerra del 23 giugno 1918 per il valoroso contegno tenuto nella battaglia (azione da Asiago al Piave).

Comandarono il 60 reggimento durante la grande guerra i seguenti colonnelli: Saporiti Alessandro, De Angelis G. Battista,

Aumiller Roberto e Franco Gaetano.Comandava il reggimento, quando il 30 novembre 1926 fu sciolto

pel nuovo ordinamento dell'Esercito, il colonnello Carlo Gleyeses.

 

Del 60 reggimento fanteria materialmente non rimane a noi viterbesi neanche la bandiera che è custodita nel

Museo storico militare di Castel S. Angelo.Vivissimi sono i ricordi: la partenza per la Libia e poi per l'immane lotta

contro gli Imperi Centrali, la trepidazione e l'orgoglio per le notizie dei vari obiettivi e delle azioni del 60 fanteria in zona

di guerra, la manifestazione per la partenza della bandiera.... E si ricordano tante figure di valorosi ufficiali...

Molti viterbesi hanno combattuto in altri reggimenti di fanteria e in altre armi; e così solo in parte il 60 era costituito da

elementi della nostra città e della nostra regione. Eppure noi chiamavamo il 60 "il nostro reggimento", non per la sola

ragione accidentale della sua sede in tempo di pace, ma perchè esso aveva respirato tra le mura ferrigne, tra i monumenti,

tra la gente laboriosa e patriottica di Viterbo, perchè lo vedevamo degno degli eroismi antichi del nostro popolo e

del fervore nuovo. Il 60 portò in trincea l'artiglio e il ruggito del leone viterbese.

La locale Associazione della Stampa prese l'iniziativa di un ricordo marmoreo per l'eroico reggimento;

l'iniziativa ha un po' tardato a realizzarsi, ma l'attesa della popolazione non è rimasta poi delusa.

La targa è in marmo, le lettere di bronzo, i fregi in peperino di Viterbo. Autore del disegno, salvo qualche piccola

modificazione suggerita dalla Commissione Edilizia, il marmista Maggini. Per lo scoprimento della lapide non ha

avuto luogo una particolare cerimonia. Il 2 giugno, in occasione della festa dello Statuto, dopo la rivista militare, la folla

rientrando a Piazza della Rocca, ha trovato la lapide scoperta e ha potuto ammirarla: il disegno, la iscrizione e il punto

della apposizione - nella facciata della parte moderna della Caserma -  hanno interamente soddisfatto la cittadinanza.

Il generale Gleyeses attualmente comandante della 18 Brigata di fanteria, da Ancona ha inviato la sua entusiastica

adesione alla manifestazione. La targa non contiene un epitaffio per chi non ha più possibilità di vita.

 

Il 60 fanteria, come Lazzaro, può risorgere al soffio di una nuova necessità nazionale. Così la sua bandiera non ha solo

il valore di uno statico cimelio. Soprattutto per il fascino sui combattenti di domani, Viterbo ama il glorioso vessillo.

E al nuovo reggimento che ha sede nella stessa Caserma della Rocca - il 3 Granatieri - il nostro cuore dice che non si

crogiola nei ricordi e che è pronto a tutti quei sentimenti che trovano poi la sintesi nella più alta ammirazione

per tutto il nostro Esercito e nel più vivo ed attivo amore di Patria.

(A. Freddi Cavalletti)