Viterbo - Porta Romana
 
La Porta Romana che si trova sul punto più alto delle mura urbiche, fu aperta nella seconda metà del XVII secolo
in sostituzione della vecchia Porta di San Sisto nominata già nello statuto di Viterbo del 1237 che si trovava a
fianco del campanile della chiesa. I lavori iniziarono già dal 1641 e terminarono nel 1653 “nella occasione
che Innocenzo X venne in Viterbo da S. Martino nel Cimino castello da lui eretto in principato fin dal 1645 a pro
della sua famosa cognata donna Olimpia Maidalchini [...] Il Municipio viterbese volle consacrare al Pontefice
questa porta chiamandola Innocenziana [...] ma il popolo insisté sempre a chiamarla Porta Romana, perché vi correva
sotto la Via Cassia, ora Nazionale, che conduce a Roma” (C. PINZI, I principali monumenti di Viterbo, Viterbo, 1916, pp. 45-46).
 
 
 
 
 
 
 
 
Via Garibaldi
 
 
Chiesa di San Sisto
 
Probabilmente sorta sulle rovine di un antico tempio pagano nel IX secolo quale pieve dell’antico Vico Quinzano,
la chiesa si San Sisto fu realizzata in due fasi successive. Nella prima si ebbe la creazione di una basilica a tre navate
separate da colonne con archi a doppia ghiera cui si affiancava il campanile, ora in parte inglobato nel presbiterio,
che la tradizione vuole di ispirazione lombarda
(cfr. A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa anastatica, Viterbo, 1988, p. 218;
C. PINZI, Storia della città di Viterbo, Roma 1889, ristampa anastatica Bologna 1974, vol. I, p. 41).
 
 
 
 
 
 
Via Cassia
 
 
PP Giuseppini
 
 
Zuccherificio
Costruito a partire dal 1921, lo Zuccherificio funzionò dal 1925 alla fine del 1929 e venne demolito negli anni '50.
 
 
Porta San Pietro
Porta San Pietro è una delle porte più antiche della città: “aperta verso la fine del secolo XI, quando fu innalzato il primo tratto
della cerchia urbica sulla fronte orientale, conserva ancora tutta la impronta della sua primitiva costruzione”
( C. PINZI, I principali monumenti di Viterbo, Viterbo, 1916, p. 109).
 
In antico era detta Porta Salicicchia poi corrotto in Salcicchia o Salciccia come derivazione dai silices, i grossi ciottoli di silice
che erano usati per la pavimentazione sottostante la porta. Prese poi il nome di Porta San Pietro, quando il cardinal Raniero
Capocci fece costruire di fronte la Chiesa di San Pietro in castagno.
 
 
Palazzo dell’ Abate
Adiacente la Porta San Pietro si trova una imponente costruzione del XIII secolo che fino al XVII secolo fu proprietà dell’Abbazia
 Cistercense di San Martino al Cimino donde il nome di Palazzo dell’Abate; era la sede cittadina nella quale i monaci si
rifugiavano nei periodi di particolare difficoltà. Fu di proprietà dei monaci fino al 1647 quando papa Innocenzo X lo
inserì all’interno del principato costituito a favore del fratello Pamphilo e della cognata Olimpia Maidalchini cosicché
l’edificio prese il nome di Palazzo di Donna Olimpia.
“La bella facciata , in pietra concia di peperino, costrutta su disegno dell’architetto Enrico Calandrelli, riproduce fedelmente le principali
membrature architettoniche del vecchio palazzo abbaziale, i cui avanzi furono incastonati nel muro fuori della Porta volto al sud.”
(C. PINZI, I principali monumenti di Viterbo, Viterbo, 1916, p. 110;
A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa anastatica, Viterbo, 1988, pp. 65-66).
 
 
 
Chiesa di San Pietro del Castagno
La chiesa di San Pietro del Castagno fu fondata dal cardinal Raniero Capocci nella prima metà del XIII secolo per i monaci
benedettini cistercensi. Nel 1498 fu affidata ai monaci del B. Pietro da Pisa e nel 1825 vi si trasferirono i frati della penitenza
dal convento di San Silvestro. La facciata e la grande scala esterna furono fatte costruire nel 1622 dal cardinale Scipione
 Cobelluzzo il cui stemma si vede sul frontone del timpano e nei pilastri che stanno a lato della gradinata
(cfr. A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa anastatica, Viterbo, 1988, pp. 325-326).
 
 
Istituto Tecnico "Costanzo Ciano" (ora Istituto Tecnico Commerciale "Paolo Savi")
e distributore di benzina Marignoli in viale Raniero Capocci
 
 
Torre di San Biele
 
La Torre di San Biele fu fatta costruire da Raniero Gatti nel 1270. “Questo robusto fortilizio, che sembra una sentinella avanzata
messa lì a difesa della città, doveva forse, nell’intendimento del Gatti, far parte di una nuova cerchia di mura urbane da erigersi su
quel lato di levante dove la sua patria era più frequentemente assalita”
( A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa anastatica, Viterbo, 1988, p. 330).
 
 
Castel Firenze
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Chiesa di S. Maria in Gradi
 
Dell’antica costruzione della Chiesa di S. Maria in Gradi il cui nome forse deriva dalla grande scalinata attraverso
la quale vi si accedeva, rimane ben poco. Fu eretta nel 1215 per volontà di Raniero Capocci, un monaco viterbese
dell’ordine cistercense che divenne poi cardinale di S. Maria in Cosmedin, in sostituzione della piccola cappella
di Santa Croce ivi esistente dal X secolo.
 
Poco dopo venne donata ai Domenicani. Narra la leggenda che una notte il cardinale sognò una donna bellissima
con un cero in mano che, preso per mano il cardinale, lo condusse nel bosco di querce dove si trovava la cappella
di Santa Croce e che bruciò erba e arbusti nel punto in cui voleva fosse costruita una chiesa. Rovinata a seguito di un
nubifragio nel 1246 fu ripristinata e consacrata nel 1258 da papa Alessandro IV. Nel 1261, nella chiesa di S. Maria
in Gradi fu incoronato papa Urbano IV, primo papa uscito dal conclave tenutosi a Viterbo. Non ci sono notizie
precise sullo stile architettonico che caratterizzò la primitiva costruzione, tuttavia “si può ritenere che il suo fondatore
vi abbia fatto prevalere quelle forme che i cistercensi, al cui ordine egli apparteneva, venivano diffondendo nelle
abbazie d’Italia e particolarmente in quelle di Fossanova e del vicino S. Martino al Monte ”
(A. SCRIATTOLI, Viterbo nei suoi monumenti, Roma, 1915-20, ristampa anastatica, Viterbo, 1988, p. 333).